lunedì 19 novembre 2007

Capezzone su Mr B.


Annuncio di Berlusconi. Capezzone: fatto nuovo e grande opportunità, l'Italia ha bisogno di rotture
lunedì 19 novembre 2007

A disposizione gli obiettivi di Decidere.net, la "rottura" liberale di cui l'Italia ha bisogno
"Naturalmente, tutti attendiamo di sapere e capire di più dopo l'annuncio di ieri di Silvio Berlusconi. Ma quel che si può dire sin d'ora è che questa novità va salutata come una grande opportunità. In questo momento, infatti, contro la "gioiosa macchina da guerra" che va riorganizzandosi (sul piano politico, bancario, sindacale, giudiziario), e anche contro le molte tentazioni conservatrici che alimentano il dibattito politico italiano, serve proprio una iniezione di spirito liberale, riformatore, alternativo, come nel 1994. Per quanto mi riguarda, sono determinato a fare il possibile affinché gli obiettivi liberali del network Decidere.net siano a disposizione del nuovo soggetto politico annunciato da Silvio Berlusconi". Così Daniele Capezzone commenta la nascita del Partito del Popolo della libertà, annunciata da Berlusconi domenica scorsa.
"Già la scorsa settimana si è verificato un fatto estremamente positivo, e cioè l'invito rivoltomi dal coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi a contribuire al lavoro dell'Officina, che ho accolto come un importante segno di attenzione. Ora, di tutta evidenza, siamo dinanzi ad un salto di qualità e ad uno scenario fortemente mutato, e secondo me in modo assai positivo, dopo la rilevante pagina nuova aperta da Berlusconi.
A partire dal taglio delle tasse (che rappresenta, a mio avviso, la priorità delle priorità), desidero anch'io dare un contributo affinché il nuovo soggetto politico possa essere sintonizzato sulle esigenze di una parte rilevante della piccola e piccolissima impresa, degli outsider, dei non garantiti dal modello conservatore e immobilista incarnato dall'attuale Governo. E' la linea del "tassa e spendi" che va battuta, e va sostituita con la ricetta che in tutto il mondo ha successo: giù le tasse, giù la spesa. E' questa la "rottura" liberale di cui l'Italia ha bisogno.
Intanto, complimenti a Forza Italia e al coordinatore Bondi anche per la mobilitazione di questi giorni, che ha coinvolto tanta parte del Paese: solo una politica autoreferenziale e introvertita può sottovalutare (o fingere di non comprendere) questi eventi".
Se non parlassimo di cose serie, ci sarebbe quasi da sorridere della vera e propria pochade animata al Senato da Governo e maggioranza. Possono anche cavarsela, stavolta, per il rotto della cuffia, ma sono politicamente esauriti, starei per dire esausti.
A questo punto, comunque vada il voto finale, sarebbe atto di saggezza che Governo e maggioranza andassero a casa. E a quel punto la strada maestra e' quella che conduce a ridare la parola agli elettori. Non credo che i cittadini troverebbero politicamente decoroso ne' protrarre l'agonia di questo Governo, ne' che qualcuno estragga dal cilindro un "governicchio" volto solo a perdere e far perdere tempo.
Daniele Capezzone

domenica 4 novembre 2007

Riflessioni razziste

Un ritaglio interessante dal quotidiano La Sampa.

Un rumeno non è tutti i rumeni


MICHELE AINIS
La legge Mancino punisce con tre anni di galera l’istigazione all’odio razziale: a prenderla sul serio, metà dei politici italiani dovrebbe finire in gattabuia. Perché c’è una deriva razzista nella società italiana, e questa deriva viene ormai cavalcata da politici di destra e di sinistra, in cambio di qualche grammo di consenso a buon mercato. Così il delitto di un singolo diventa il crimine di un intero popolo. Così la sfida della globalizzazione viene affrontata negando allo straniero la sua stessa identità di uomo: ogni romeno è un rom, ogni rom è un tagliagole. Da qui l’assalto di una folla linciante a 48 zingari rinchiusi in un centro d’accoglienza cattolico a Pieve Porto Morone, durante lo scorso mese di settembre. Da qui le ronde, i pestaggi, i raid dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani. Noi, per lo più, non ci rendiamo conto del brodo razzista in cui nuotiamo. Perché il razzismo lentamente sta permeando la nostra cultura, i nostri atteggiamenti pubblici e privati, perfino le parole che usiamo per definire il mondo. Per dirne una, «extracomunitario» è un termine razzista, dato che non qualifica lo straniero in base alla sua comunità d’origine bensì solo alla nostra, alla comunità europea dalla quale lui è irrimediabilmente escluso. Ma è razzista anche il tg che racconta un incidente d’auto sparando la nazionalità dell’investitore quando si tratta d’un albanese o un tunisino, chiamandolo con nome e cognome se invece il colpevole è italiano. No, è pressoché impossibile accorgersi di un tumore che cova sottopelle. Tuttavia il medico da fuori può svelarlo e infatti nel 2006 la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza ha messo l’Italia all’indice, e altrettanto ha fatto il rapporto Amnesty 2007. Ecco perché c’è urgenza di rispolverare i principi della nostra civiltà giuridica. La responsabilità penale è personale, afferma l’articolo 27 della Costituzione. Significa che a uccidere è stato Romulus Mailat, non i 22 milioni di suoi connazionali. E d’altronde si deve a una romena l’immediata denuncia del colpevole. Ogni generalizzazione non è soltanto ingiusta, è anche a propria volta criminale, giacché restituisce fiato e corpo all’emergenza ebraica coniata dai nazisti. Pensateci: uno tra i delitti più efferati apparsi nelle cronache - quello del «canaro» - fu commesso da un italiano. Se è per questo, pure Al Capone aveva sangue napoletano nelle vene. Ma non è affatto lecito desumerne che gli italiani siano tutti delinquenti. Dovremmo rammentarcene, e dovremmo rammentarlo a chi ci rappresenta nel Palazzo. Il razzismo non è la soluzione per le nostre insicurezze. Al contrario: propaga odio, e quindi genera nuove insicurezze. micheleainis@tin.it