mercoledì 18 giugno 2008

Da Pensalibero


Intercettazioni: ma quale attentato alla libertà di stampa?!



Scritto da Nicola Cariglia
mercoledì 18 giugno 2008

...Se c’era bisogno di una prova dello stato di profonda crisi in cui versa la stampa in Italia, le associazioni dei giornalisti, tutte, l’hanno fornita con le proteste sulle limitazioni previste alla pubblicazione delle intercettazioni dal disegno di legge del governo. Le argomentazioni, nel merito e nel metodo sono assai simili a quelle delle associazioni dei magistrati: senza intercettazioni, avevano detto le toghe, non si sarebbero scoperti molti gravi reati: corruzione, aggiotaggio, malasanità, etc., che hanno indignato ultimamente la pubblica opinione. Senza intercettazioni, dicono i rappresentanti dell’ordine, del sindacato, e di altre associazioni giornalistiche, non avremmo potuto informare e la gente non avrebbe potuto sapere.Vale per i giornalisti ciò che abbiamo scritto per i magistrati: è falso. Ed anche più grave rispetto all’ammissione dei magistrati che le indagini ormai si fanno solo intercettando e incentivando, con moneta sonante ed altri benefici, i “pentimenti”. Perché la professione giornalistica è (o dovrebbe essere) ben altro che attendere le soffiate, sempre interessate, come tutti sappiamo, della polizia, dei pubblici ministeri, degli ambienti della finanza, dei ministri o degli assessori. Il giornalista dovrebbe innanzitutto muoversi di propria iniziativa, vagliare le fonti e cercare di fornire informazioni complete, non parziali e di parte come sono quelle spifferate da chi ha interesse e ne sceglie tempi e modi.Prendiamo anche noi gli esempi citati in questi giorni, che si riferiscono soprattutto alle scalate bancarie di tre anni fa, con appendice di furbetti del quartierino, e all’incredibile e odiosa vicenda della “clinica degli orrori” di Milano. Cosa ci vogliono dare a intendere: che nessuno sapeva o poteva immaginare la “lotta per banche” che si stava svolgendo? Che i giornalisti che seguono le vicende economiche non avrebbero potuto, se liberi di farlo, avvicinarsi alla verità che è emersa tramite le intercettazioni ed anche ad altre verità che sono rimaste inesplorate? Come quella che vuole l’allora sconosciuto Ricucci aver tentato la scalata del Corriere della Sera per proprio conto contro la ferrea alleanza del sindacato di controllo che raggruppa la maggior parte del mondo industriale e finanziario italiano? E per quanto riguarda la clinica Santa Rita dove sono stati contestati cinque omicidi, si indaga su altri venti decessi sospetti e un centinaio di lesioni gravi dovute ad interventi operatori arbitrari, si vuole forse sostenere che senza intercettazioni una mostruosità simile può restare sommersa?La verità è un’altra. La professione è decaduta per molteplici ragioni: i bilanci che costringono a limitare gli organici e a utilizzare i giornalisti come passacarte, la formazione inesistente, le carriere che si sviluppano con l’appartenenza a cordate non solo politiche, la pressione asfissiante degli inserzionisti di pubblicità, gli interessi obliqui degli editori. E allora, ecco i giornali sempre più uguali fra loro; ecco i comunicati degli uffici stampa dei potenti che si fanno notizia, le inchieste che diventano sempre più rare. Ed ecco, di conseguenza, che se un cittadino qualsiasi ha qualcosa da segnalare non trova nessuno disposto ad ascoltarlo.La libertà di stampa è insidiata da questi mali, non dall’impossibilità di spiare e di sputtanare indiscriminatamente.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page