lunedì 10 marzo 2008

spunti di riflessione per liberali in fuga


Amici liberisti siamo alle solite



Scritto da Oscar Giannino
sabato 08 marzo 2008

...Cari quattro gatti di amici liberal-liberisti, e non vi adontate se dico che siete-siamo in quattro, visto che ci conosciamo tutti. Non vi piacerà quel che segue, ma lo dico lo stesso. Riflettete, prima di cadere nella solita trappola di mettersi in prima fila per dare a Tremonti del protezionista, autarchico, demestriano, neofascista. È la solita storia. Individualisti siamo. Nella lotta, rifiutiamo qualunque prassi tra noi solidale. Come invece fanno da sempre collettivisti e statalisti, abituati a stare spalla a spalla nel momento in cui si tratta di contarsi per decidere chi comanda. Di conseguenza, già pochi siamo, noi quattro gatti liberali e liberisti. E siccome ce le suoniamo tra noi quando bisognerebbe in qualche modo far fronte comune, gli altri vincono meglio. E godono, al vedere i liberal-liberisti che battibeccano pubblicamente tra loro, ognuno pronto a dire che l'altro non è liberale per niente e anzi è un'apostata che ha perduto senno e intelletto. E anzi, nell'Italia di oggi, gli "altri" - quelli a cui piace uno Stato iperinterventista e che non condividono l'impostazione individualista nel diritto naturale come la conseguente diffidenza verso lo Stato che tende a impicciarsi di tutto e soprattutto di ciò di cui non deve - sono maggioranza anche nei grandi giornali che in teoria si definivano "borghesi", prima di essere occupati e diretti dai maestri e figli della contestazione. Di conseguenza, "gli altri" godono in particolar modo nel dedicare improvvisamente titoli e paginate che di solito ai liberali negano, solo per riportare con più enfasi le accuse e le scomuniche che nella loro foga fratricida i liberali si lanciano l'un l'altro. Capita così su Corriere e Repubblica, capiterà sul Sole 24 ore. Ora, carissimi amici che siete intervenuti in questi giorni nel "dagli al Tremonti", caro Dario Antiseri, caro Alessandro de Nicola, carissimo fratello Alberto Mingardi – ci conosciamo tutti, appunto, e potrei continuare, peraltro per non molto a lungo, con Lo- renzo Infantino, Carlo Lottieri, Dino Cofrancesco e non troppi altri.... – carissimi tutti, possibile mai che non sia chiara la trappola in cui rischiamo di ficcarci? Siete tutti troppo intelligenti e raffinati per non capire che i pareri, le interviste e gli articoli che improvvisamente vi chiedono, per meglio dipingere Tremonti come un vecchio arnese dell'Iri nemico degli scambi internazionali, non sono affatto motivati dall'illuminare il lettore sulla preferibilità della scuola austriaca di Mises e Hayek, di quella scozzese di Adam Smith e Ferguson, o da quella americana di Public Choice o dell'Economic Analysis of Law. Lo sapete meglio di me, che le speculazioni dottrinarie che tanto ci sono congeniali non fregano un piffero secco, a chi è solo inteso a descriverci come un branco di intellettualini tanto altezzosi e presi dal senso della propria superiorità sul mondo da finire più facilmente di ogni altra cosa in rissa tra noi, prima che con gli altri. Già posso prevenire, a questo punto, molte delle vostre obiezioni. Mi pare di sentirle. Ma Tremonti ti paga, per questa sua difesa? No, per niente. Ma l'hai letto il suo La paura e la speranza , quando alcune delle conclusioni e analisi tremontesche non sono proprio quelle che scrivi ogni giorno su Libero e Liberomercato? Vero, anzi verissimo. E allora? Dove sta scritto che tra liberali bisogna omologarsi e marciare all'unisono? Ci sono da sempre, nel liberalismo, distinzioni anche fondamentali tra il ruolo da attribuire allo Stato in particolar modo di fronte ad alcune emergenze - e Tremonti ritiene che la crisi finanziaria in corso lo sia - o quando sono gli Stati stessi ad aver misurato male l'effetto di proprie decisioni, come avvenuto nel Wto sulla Cina. Qui casca l'asino, sento che alcuni di voi mi azzannano. Ma come fai a non capire, te e il tuo bel Tremonti, che in questi anni la Cina ha sorretto la crescita comprando dollari, e che oggi è già un'occasione più che una minaccia, col suo maximercato da miliardi di consumatori che si apre a tutti? E qui vi rispondo che forse il libro - come il precedente Rischi fatali, che su questo già anticipava tutto - allora forse non l'avete letto voi. Perché Tremonti non ha mai invocato la nostra chiusura al commercio cinese. Ha solo detto per tempo che la fretta con cui gli Usa vollero l'ingresso di Pechino nel Wto ha impedito di scandagliare fono in fondo il rispetto delle clausole di rispetto del mercato che si pretendono da ogni altro Paese. Col bel risultato che rispetto alle importazioni cinesi scorrette, tessili e di scarpe, è stata l'Europa ad adottare poi tardivamente sanzioni unilaterali e a tempo, proprio come diceva Tremonti prima. Tra gli applausi sui media italiani di chi prima accusava Tremonti di essere un autarchico antistorico. Per carità, direte a questo punto che se Tremonti mira a tener buono un po' di voto statalista, fatti suoi. Come quando Berlsuconi fa capire che Alitalia può restare pubblica. O quando non assicura un ministero a D'Amato perché in Confindustria i grandi gruppi lo odiano. Direte che queste sono preoccupazioni elettoralistiche di basso conio, alle quali gli intellettuali liberali veri non possono prestare orecchio. È proprio per questo, penso io, che alla fine, nei momenti topici della storia italiana, i liberali veri stavano a Losanna come Pareto invece di dare buone idee a Giolitti, o insegnavano in America come Bruno Leoni, o si dividevano tra crociani ed einaudiani. Senza contare mai un cappero, perchè grazie ale loro divisioni vincevano sempre gli altri. Che alla fine, se gli Ichino si candidano nel Pd e se Giavazzi e i Boeri fanno il tirassegno a Tremonti tale e quale fosse uno di Rifondazione, scusate, ma è proprio vero che non dipende dal fatto che noi liberali siamo incapaci di fare fronte comune? Che cosa terribile e spietata, il senso di sé come eterno viatico alla sconfitta. Da Libero

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page