giovedì 18 ottobre 2007

lettera di Daniele Capezzone


Consigli al centrodestra

By Daniele Capezzone, on giovedì 18 ottobre 2007

Non troppo tempo fa, in occasione del lancio di non so più quale romanzo di Walter Veltroni, una nota scrittrice, in una indimenticabile -chiamiamola così- recensione, non ebbe remore né scrupoli, e fece i nomi di Pirandello e Musil: anche il Corriere della Sera non ebbe remore né scrupoli, e pubblicò tutto in bella evidenza. Figurarsi se, dopo le primarie di domenica scorsa, qualcuno avrà remore o scrupoli, ed eviterà di fare i nomi di Blair o di Sarkozy.
Fuor di scherzo, dopo l’indubbio successo numerico delle primarie di domenica, non occorre troppa fantasia per comprendere quale sarà la strategia di Veltroni: creare, sia pure in modo (apparentemente) morbido, una nettissima cesura di immagine rispetto all’era Prodi. Alimentare la convinzione che vi sia un “prima” e un “dopo”, e che il “dopo” non abbia nulla a che vedere con i diciassette-mesi-diciassette di uno dei Governi più screditati della storia della Repubblica.
Invano, quindi, si chiederà conto a Veltroni delle attività o dei misfatti del Governo: Veltroni agirà tamquam Prodi non esset, come -cioè- se vi fosse una sorta di estraneità tra il PD e la vecchia compagine governativa. Si pensi al pasticciaccio del welfare: in questi giorni, Veltroni è riuscito a non pronunziare una sola parola sull’argomento.
Il resto del compito sarà affidato alle …“recensioni”. Gli editorialisti “giusti” sapranno ogni giorno cogliere le sgrammaticature e gli svarioni di Prodi (che, effettivamente, si fanno sempre più imbarazzanti: e solo qualche “ultimo -o penultimo- giapponese” sembra non accorgersene…), e, contemporaneamente, sapranno illuminare i tratti innovativi, perfino di rupture, della NFV (Nuova Fase Veltroniana). Veltroni stesso alimenterà questo corso delle cose: e -credo- si permetterà molto presto il lusso di qualche intervento assai meno vago, fumoso ed evasivo, rispetto a quanto detto finora (peraltro, se venisse qualche proposta interessante, sarebbe un bene per tutti, ovviamente). E comunque, alla luce di tutto questo, c’è da scommettere su una consistente crescita, anche nei sondaggi, del PD.
Aggiungiamo che pezzi consistenti dell’establishment italiano, a propria volta convintisi della impresentabilità del Governo Prodi, sono entrati nell’ordine di idee di liquidarlo. Ma, nello stesso tempo, mossi da una incancellabile ostilità nei confronti di Berlusconi, sono pronti a tutto pur di evitare elezioni subito, e spingono per un governicchio destinato a durare più di qualche mese. Dopo di che -è la loro speranza, ma anche il loro obiettivo-, passato almeno un annetto, Berlusconi potrebbe essere meno avvantaggiato di oggi, Veltroni sarebbe certamente cresciuto in immagine e nei numeri, e -allora- potrebbe nascere una “cosa nuova”, più o meno da presentare come liberale e riformatrice, pronta ad allearsi con Veltroni, in nome del “nuovo conio”, e allo scopo di scongiurare il ritorno dell’odiato Cavaliere a Palazzo Chigi.
E’ per questo che il centrodestra, a mio avviso, farebbe bene a non sottovalutare gli eventi in corso. Ed è per questo che non dovrebbe solo adagiarsi sulla pessima prova di governo dell’attuale centrosinistra, ma avrebbe il dovere di mettere in campo alcune idee-forza, alcuni obiettivi concreti, qualcosa che possa ricreare un “mainstream”. Proprio Blair e Sarkozy ci hanno insegnato che il punto non è scegliere una “collocazione” centrale o centrista nella cartografia politica, quanto piuttosto definire un’agenda, stabilire di cosa parlare (e su cosa far parlare gli avversari), scegliere il terreno lessicale e contenutistico di gioco.
Nel nostro piccolo, noi di Decidere.net abbiamo offerto a tutti 13 questioni concrete, a partire da una rivoluzione fiscale possibile: il passaggio in cinque anni ad una flat tax del 20%. E abbiamo già chiarito, con cifre e dati, che questo obiettivo apparentemente irraggiungibile è -invece- lì, a portata di mano. Ciascuno comprende cosa significherebbe affrontare una campagna elettorale con un simile elemento di forza dalla propria parte.
Ma anche al di là delle nostre proposte, resta -per tutti- l’esigenza di non “attendere”, di mettere in campo progetti convincenti (e coinvolgenti!) di trasformazione dell’esistente.
Nel ’94 Berlusconi sconfisse la “gioiosa macchina da guerra” perché seppe creare una situazione nella quale a lui poteva essere assegnata la patente di “nuovo” e di “riformatore”, e agli altri quella di “conservatori”. Occhio: perché la “gioiosa macchina da guerra” si sta ricostituendo, e -stavolta- il pilota, abile come pochi altri, sta anche cercando di procurarsi la patente “giusta”.
Scritto da Daniele Capezzone per Il Foglio

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page